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Atto di indirizzo CCNL medici e dirigenti sanitari, giudizio positivo da CIMO-FESMED: «Ora chiudere rapidamente contratto»

«A fronte di poche risorse, era inimmaginabile attendersi importanti modifiche della parte normativa. Apprezzabile l’intenzione di valorizzare i professionisti, soprattutto i più giovani»

Roma, 18 settembre 2025 - È un giudizio complessivamente positivo, quello che il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED esprime in merito all’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL 2022-2024 della dirigenza sanitaria - dunque scaduto da quasi due anni - che è stato emanato ieri dal Comitato di Settore Regioni-Sanità. Come richiesto più volte da CIMO-FESMED, si tratta di un testo snello che apre alla possibilità di un percorso negoziale rapido, utile ad intervenire esclusivamente sulla parte economica e sulle parti normative che richiedono una regolamentazione più urgente, senza prevedere particolari elementi di criticità. Anzi, è apprezzabile l’intenzione di valorizzare il lavoro dei dirigenti medici e sanitari, in particolare dei più giovani.

«Non ci stupisce l’irrisorietà dell’incremento economico, pari al 5,78% a regime e ampiamente inferiore al tasso inflattivo, che è stato previsto dalla legge di Bilancio del 2021 e dunque è escluso dalla trattativa sindacale – commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. Si tratta dell’aumento che riguarda tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, con l’aggiunta di ulteriori risorse pari a 36,4 milioni».

«Condividiamo la necessità – continua Quici - di offrire una carriera ai giovani medici in tempi più certi e rapidi. Apprezziamo la volontà delle Regioni di rendere esigibili i residui dei fondi a favore di chi resta al lavoro, impedendo alle aziende di commettere le solite furberie. Giudichiamo favorevolmente la ricostruzione di carriera senza ulteriori penalizzazioni. Positiva anche l’intenzione di aumentare il limite del costo delle prestazioni aggiuntive, lasciandone la regolamentazione alle singole Regioni tramite confronto sindacale. Siamo tuttavia scettici, soprattutto per le implicazioni medico-legali, sull'istituto della pronta disponibilità telefonica».

«In sintesi, a fronte di poche risorse, era inimmaginabile attendersi importanti modifiche della parte normativa del contratto. Ecco perché come Federazione CIMO-FESMED siamo decisi a chiudere velocemente le trattative per il CCNL 2022-2024 per aprire urgentemente il tavolo per il triennio 2025-2027».

CIMO-FESMED alle Regioni: «Affrontare urgentemente il problema della clinicizzazione degli ospedali»

In attesa dell’atto di indirizzo, il sindacato dei medici dipendenti del SSN chiede alla Conferenza delle Regioni l’apertura di un tavolo per regolamentare l’affidamento delle strutture apicali ospedaliere al personale universitario

Roma, 10 settembre 2025 - La Federazione CIMO-FESMED prende atto dell’intenzione delle Regioni di “procedere a un rinnovo veloce del contratto 2022-2024” dei medici e dei dirigenti sanitari “per poi proseguire con il triennio successivo”, impegnandosi a valorizzare i “tanti professionisti che tengono in piedi il nostro sistema sanitario”. In attesa della pubblicazione dell’atto di indirizzo, il sindacato dei medici dipendenti del SSN chiede però alla Conferenza delle Regioni un ulteriore sforzo che vada proprio nella direzione di una maggiore valorizzazione dei professionisti: l’apertura urgente di un tavolo per regolamentare l’affidamento delle strutture apicali ospedaliere al personale universitario.

Un tema ben noto alle Regioni, presente anche nel documento di lavoro proposto a giugno ai sindacati, dove si evidenziava la necessità di “intervenire su una disciplina nazionale che tuteli le opportunità di carriera del personale ospedaliero” auspicando “una maggiore trasparenza e proporzionalità nel bilanciamento tra le esigenze formative e quelle assistenziali”, proprio perché la cosiddetta “clinicizzazione” degli ospedali sta seriamente compromettendo il rapporto tra medici e Servizio sanitario nazionale.

«Ricordiamo infatti – dichiara Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED – che la chiusura di posti letto e reparti avvenuta negli ultimi anni ha fortemente ridotto le possibilità di ricoprire ruoli apicali: solo il 16% dei medici può sperare di migliorare la propria posizione, perché il numero di strutture complesse e semplici è stato complessivamente ridotto di quasi 12mila unità. Se, quindi, le poche direzioni rimaste vengono affidate al personale universitario, è ovvio che gli ospedalieri cercheranno altrove migliori condizioni lavorative».

«Ciò che c’è da fare per risolvere questo annoso problema è fin troppo chiaro – aggiunge Quici -. Da una parte rendere omogenea su scala nazionale la collaborazione tra ospedali e università, imponendo al personale universitario modalità di selezione trasparenti, analoghe a quelle previste per gli ospedalieri per poter dirigere le strutture apicali; dall’altra istituire gli ospedali di insegnamento con una chiara definizione del ruolo del personale universitario, a cui affidare la parte teorica dell’insegnamento, e di quello ospedaliero, responsabile della parte pratica, con la conseguente previsione di un riconoscimento economico e professionale per chi svolge attività di tutoraggio. E l’unico interlocutore con cui poter affrontare il tema è proprio la Conferenza delle Regioni, considerando che la clinicizzazione degli ospedali deriva da accordi tra Regioni, Atenei e Aziende, e dunque il Ministero della Salute sulla questione ha un ruolo estremamente marginale».

«Ci auguriamo – conclude Quici – che le Regioni rispondano “presente” anche su questo argomento, tutelando le legittime prospettive di carriera dei medici ospedalieri».

Limitazione responsabilità professionale medici, Quici (CIMO-FESMED): «Bene approvazione, ma sbagliato parlare di scudo penale»

Roma, 4 settembre 2025 - «Accogliamo con cauta soddisfazione l’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del Ddl Delega sulle professioni sanitarie che prevede, tra le altre cose, la limitazione della responsabilità penale alla sola colpa grave – dichiara Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED -. Tuttavia, nel testo che abbiamo visionato è assente la definizione di colpa grave, che sarà qualificata di volta in volta dal giudice. C’è dunque il rischio che, nel concreto, in caso di contenzioso per i medici non cambi nulla: il medico dovrà comunque affrontare un processo e il giudice dovrà stabilire se una certa condotta colposa ha il carattere della gravità, tenendo anche conto della carenza di personale, della limitatezza delle conoscenze scientifiche, della concreta disponibilità di terapie adeguate, delle situazioni di urgenza o emergenza, ecc. Per questo riteniamo fuorviante la definizione di scudo penale: di fatto, non c’è alcuno scudo. La Commissione Nordio, invece, nella sua proposta di riforma della responsabilità professionale, aveva quantomeno tentato di delineare le fattispecie in cui il professionista sanitario è chiamato a rispondere per colpa grave».

«Apprezziamo poi la volontà di prevedere incentivi in favore del personale sanitario e la razionalizzazione delle attività amministrative volte all’ottimizzazione dei tempi di lavoro – aggiunge Quici – ma nutriamo delle perplessità in merito all’intenzione di rivedere l’apparato sanzionatorio disciplinare, che nel rapporto di lavoro dipendente è materia di competenza contrattuale, e alla proposta di introdurre forme di lavoro flessibile per gli specializzandi. Su questi temi ci riserviamo di leggere nel dettaglio i decreti legislativi prima di esprimere un parere più articolato».

Intramoenia, Quici (CIMO-FESMED): «No alla stretta, così si allungano ulteriormente i tempi di attesa»

Il sindacato dei medici boccia gli emendamenti presentati da FdI al Ddl Prestazioni sanitarie, che prevedono l’attivazione dell’intramoenia solo nel caso di saturazione delle agende: «Senza interventi strutturali impossibile ridurre le liste d’attesa»

Roma, 15 luglio 2025 - Ancora un attacco all’intramoenia che, lo ripetiamo come un mantra, non è la causa delle liste d’attesa. Il riferimento è agli emendamenti presentati al Ddl Prestazioni sanitarie dalla deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli, che prevedono una stretta alla libera professione intramuraria: l’intramoenia sarebbe attivabile solo nel caso di completa saturazione delle agende per le prestazioni istituzionali.

«Se l’emendamento passasse, avrebbe come unico effetto un ulteriore allungamento dei tempi di attesa – dichiara Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED -. Ricordiamo ai più distratti, infatti, che i medici lavorano in intramoenia esclusivamente al di fuori del proprio orario di lavoro, quindi aggiungono, e non tolgono, tempo da dedicare ai pazienti. Con l’intramoenia le prestazioni sanitarie offerte aumentano, e non diminuiscono. Bloccare l’intramoenia vuol dire quindi far rientrare nelle liste d’attesa anche quei pazienti che preferirebbero ottenere le prestazioni in libera professione, magari perché coperti da un’assicurazione o perché desiderano essere seguiti da un determinato specialista. Con il risultato di allungare i tempi di attesa per tutti, o di incentivare ulteriormente il ricorso alla sanità privata. A meno che, viene da chiedersi, non sia proprio questo l’obiettivo ultimo per qualcuno».

Personale SSN, CIMO-FESMED: «Per valorizzare le professioni sanitarie occorrono maggiori risorse. No a ulteriori sacrifici dei medici»

Nella bozza di documento proposto dalla Conferenza delle Regioni ai sindacati della dirigenza e del comparto sanitari sanciti principi che potrebbero trasformarsi in boomerang per fondi e carriere dei medici

Roma, 13 giugno 2025 – È continuato questa mattina il confronto tra la Conferenza delle Regioni e i sindacati della dirigenza medica e del comparto sanitario volto ad individuare le misure necessarie a valorizzare il personale del Servizio sanitario nazionale. Le azioni proposte dalla Conferenza delle Regioni nella bozza di documento vanno dall’adeguamento dei salari ai percorsi di carriera, dall’esigibilità dei contratti al welfare: misure ritenute senz’altro condivisibili dalla Federazione CIMO-FESMED, ma solo ed esclusivamente se supportate da un adeguato finanziamento statale. In caso contrario, il documento sancirebbe dei principi destinati a rimanere lettera morta o a trasformarsi in un boomerang per i medici.Poiché infatti è altamente improbabile che in questo particolare momento storico il Governo riesca ad aumentare le risorse destinate alla sanità, le Regioni propongono di superare l’impasse sbloccando il tetto al salario accessorio, che consentirebbe loro di stanziare maggiori risorse per il personale: «Dovremmo tuttavia trovare il modo di scongiurare il rischio di un’eccessiva regionalizzazione contrattuale - commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED –.

Audizione CIMO-FESMED: «Affidare diagnosi, prognosi e terapia ai medici in maniera esclusiva»

Roma, 20 maggio 2025 – La Federazione CIMO-FESMED è stata audita questa mattina dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sul ddl ““Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”. È stato sottolineato come, per ridurre i tempi di attesa per l’accesso ai LEA, occorra rilanciare l’offerta sanitaria investendo nel Servizio sanitario nazionale e riformandone l’organizzazione attraverso un intervento legislativo organico e di respiro più ampio, che porti alla soluzione delle vere cause dei tempi di attesa: la carenza di personale e di posti letto, di ambulatori e di strutture.

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