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Personale SSN, CIMO-FESMED: «Per valorizzare le professioni sanitarie occorrono maggiori risorse. No a ulteriori sacrifici dei medici»

Nella bozza di documento proposto dalla Conferenza delle Regioni ai sindacati della dirigenza e del comparto sanitari sanciti principi che potrebbero trasformarsi in boomerang per fondi e carriere dei medici

Roma, 13 giugno 2025 – È continuato questa mattina il confronto tra la Conferenza delle Regioni e i sindacati della dirigenza medica e del comparto sanitario volto ad individuare le misure necessarie a valorizzare il personale del Servizio sanitario nazionale. Le azioni proposte dalla Conferenza delle Regioni nella bozza di documento vanno dall’adeguamento dei salari ai percorsi di carriera, dall’esigibilità dei contratti al welfare: misure ritenute senz’altro condivisibili dalla Federazione CIMO-FESMED, ma solo ed esclusivamente se supportate da un adeguato finanziamento statale. In caso contrario, il documento sancirebbe dei principi destinati a rimanere lettera morta o a trasformarsi in un boomerang per i medici.Poiché infatti è altamente improbabile che in questo particolare momento storico il Governo riesca ad aumentare le risorse destinate alla sanità, le Regioni propongono di superare l’impasse sbloccando il tetto al salario accessorio, che consentirebbe loro di stanziare maggiori risorse per il personale: «Dovremmo tuttavia trovare il modo di scongiurare il rischio di un’eccessiva regionalizzazione contrattuale - commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED –.

Audizione CIMO-FESMED: «Affidare diagnosi, prognosi e terapia ai medici in maniera esclusiva»

Roma, 20 maggio 2025 – La Federazione CIMO-FESMED è stata audita questa mattina dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sul ddl ““Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”. È stato sottolineato come, per ridurre i tempi di attesa per l’accesso ai LEA, occorra rilanciare l’offerta sanitaria investendo nel Servizio sanitario nazionale e riformandone l’organizzazione attraverso un intervento legislativo organico e di respiro più ampio, che porti alla soluzione delle vere cause dei tempi di attesa: la carenza di personale e di posti letto, di ambulatori e di strutture.

CIMO-FESMED: «Rilancio passa da condivisone con professionisti e finanziamenti adeguati»

«Bene riordino professioni sanitarie non mediche senza sovrapporre ruoli e definendo atto medico. Su necessità di personale straniero Regioni troppo arrendevoli, creare condizioni per far rientrare professionisti italiani»

Roma, 7 maggio 2025 – Aumentare gli stipendi, eliminare il tetto alla spesa per il personale sanitario, firmare contratti di lavoro con Ministero della Salute e Regioni, riformare la responsabilità professionale e riordinare le professioni sanitarie preservando le competenze affidate in maniera esclusiva ai medici. Sono queste le proposte principali che la Federazione CIMO-FESMED ha inviato alla Conferenza delle Regioni, condividendo alcune azioni strategiche previste dal documento per il rilancio del personale del Servizio Sanitario Nazionale, esprimendo seri dubbi su altre e arricchendo l’elenco con ulteriori suggerimenti.

Quici (CIMO-FESMED): «L’atto medico non si tocca»

Sparita, dal testo approvato dal Senato, la competenza esclusiva dei medici su diagnosi, prognosi e terapia

Roma, 16 aprile 2025 – «Dal primo periodo del testo del Ddl Prestazioni sanitarie, approvato ieri dal Senato e in attesa ora dell’esame della Camera, sono magicamente sparite tre parole: se il testo originale infatti parlava di diagnosi, prognosi e terapia che competono “in maniera esclusiva” al medico, tale precisazione è sparita dall’ultima versione, in cui si legge che al medico “competono la diagnosi, la prognosi e la terapia in merito alla specifica situazione clinica”. Come se fosse necessario specificare che il medico si occupa di diagnosi, prognosi e terapia: cos’altro dovrebbe fare?» si chiede Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, che riunisce le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED.

Giornata contro violenza su operatori sanitari, CIMO-FESMED: «71% medici ospedalieri teme aggressioni»

Quici: «Aggressioni in sanità sono emergenza nazionale che non può essere risolta senza intervento strutturale». Il 12 marzo al via la campagna social “La paura non aiuta la cura”

Roma, 10 marzo 2025 – Il 71% dei medici ospedalieri italiani teme di subire un’aggressione sul posto di lavoro. Percentuale che arriva al 76% tra le dottoresse. Secondo l’ultimo sondaggio del sindacato dei medici della Federazione CIMO-FESMED, quindi, quasi tre medici su quattro vanno in ospedale con la paura di essere attaccati fisicamente o verbalmente dai pazienti o dai loro familiari. In occasione della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, il prossimo 12 marzo, CIMO-FESMED lancerà sui suoi canali social la campagna “La paura non aiuta la cura”.

«La violenza contro il personale sanitario mina profondamente la serenità dei professionisti nello svolgimento del loro lavoro - commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED –. Ci troviamo dinanzi ad un’emergenza nazionale che non può essere risolta senza un serio intervento strutturale. Per ridurre i lunghi tempi di attesa nei pronto soccorso, nelle sale operatorie e negli ambulatori, che spesso rappresentano la causa delle aggressioni, occorre ampliare l’offerta sanitaria e consentire ai professionisti della salute di lavorare in condizioni ambientali favorevoli. Bisogna inoltre recuperare quel rapporto fiduciario medico-paziente che oggi è fortemente minato da una medicina amministrata e difensiva figlia di provvedimenti legislativi che non vanno incontro ai reali interessi dei cittadini e dei sanitari».

Cinque anni dal Covid-19, medici da eroi a dimenticati: per il 58% dei camici bianchi il proprio lavoro è peggiorato

La Federazione CIMO-FESMED pubblica il dossier “Dimenticati - Ritratto dei medici ospedalieri a cinque anni dall’inizio dell’emergenza Covid-19” con i risultati di un sondaggio a cui hanno aderito 2.168 camici bianchi: il 72% lavora più di 38 ore a settimana, il 38% ha più di 50 giorni di ferie accumulati. Crollate le aspettative di crescita professionale, di carriera e retributive nutrite durante la pandemia 

Roma, 17 febbraio 2025 - A cinque anni dall’inizio dell’emergenza Covid-19 in Italia, il 76% dei medici ospedalieri ritiene che il Servizio sanitario nazionale sia peggiorato ed il 58% pensa che il proprio lavoro abbia subito dei cambiamenti negativi. Sono i due dati più significativi che emergono da un sondaggio promosso dal sindacato Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) a cui hanno risposto 2.168 medici dipendenti del SSN e che consente di dipingere il ritratto dei medici ospedalieri, rappresentato nel dossier “Dimenticati”. 

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